L‘argomento che vogliamo affrontare riguarda uno dei pensieri che letteralmente guidano e determinano, oggi, la vita dei singoli, delle comunità e delle nazioni: il concetto di “evoluzione”.
Che cos’è l’evoluzione
Prima di tutto è il caso di chiedersi quali siano le immagini che evocano di fronte alla nostra anima la parola “evoluzione“, parola a cui viene spesso spontaneo associare una visione di rapporto di forza e di competizione. Siamo infatti abituati a pensare all’evoluzione come ad un processo naturale (che per la coscienza ordinaria equivale a dire casuale) grazie al quale il più forte si impone e sopravvive; questo “più forte” può essere un animale, un uomo, ma anche un’azienda o un prodotto commerciale, o addirittura un partner in una relazione sentimentale. Ma su cosa si basa questa “forza” che permette a qualcosa o a qualcuno di avere la meglio su ciò che Io circonda? E’ basata sulla capacità di adattarsi alle condizioni materiali di una situazione, magari sapendo abilmente mentire; oppure, vedendola al positivo, consiste in una maggior perizia in un mestiere, un’azione o un argomento, ma rimane sempre, di fondo, la persuasione che essere più evoluto significa essere superiore (si pensi soltanto alla scienza biologica, che divide gli animali in inferiori e superiori a seconda del loro gradino evolutivo), significa vincere su chi ci sta intorno.
E quasi tutti noi, volenti o nolenti, siamo stati “contagiati”, a scuola e nel nostro ambiente di vita, dall’immagine dell’uomo che vince, dell’evoluzione come lotta.
Nella logica dello Spirito evoluzione e vittoria sono legate, ma in modo molto diverso; come sempre accade nel raffronto tra scienza materialistica e scienza dello spirito, i concetti materialistici non sono sbagliati, ma mal formulati, oppure messi al posto sbagliato in modo talmente grossolano da sviare completamente la natura dei pensieri che vogliono trasmettere. L’unica vittoria che Io spirito conosce, infatti, è la vittoria sul Male, la trasformazione interiore che l’uomo compie in alleanza con altri uomini (e non in competizione con essi), nella logica dell’aiuto reciproco.
Non c’è nessun imporsi sull’altro, al contrario: il nostro Ego, figlio delle forze della Caduta, deve farsi da parte, rinunciare alle sue aspirazioni individuali per lasciare spazio allo Spirito e alla Sua Volontà, per farsi strumento cosciente del fluire della Vita spirituale.
La Forza del mondo spirituale, quella che crea l’unione, ha un nome esoterico, e questo nome è Maria: se esiste una “legge del più forte”, allora il più forte è chi sa farsi vaso per lo spirito, chi sa rendere la sua anima Maria.
Evoluzione spirituale e Manifesta
Un altro pregiudizio sulla natura dell’evoluzione riguarda il fatto che essa si svolgerebbe dall’organismo più semplice al più complesso; su questo presupposto si basa anche la legge dell’ereditarietà, secondo la quale ciò che siamo discende dai nostri genitori e progenitori, di cui noi rappresentiamo l’evoluzione, il miglioramento. Di nuovo ci troviamo di fronte ad un concetto grossolano: se infatti noi fossimo soltanto il risultato di una discendenza, non potremmo sviluppare nuovi talenti, ma soltanto manifestare in forma più debole i talenti dei nostri genitori. Affermare che l’evoluzione è un fatto biologico e poi, di seguito, sostenere che i caratteri ereditari migliorano con le generazioni è come dire che una bibita concentrata che viene sempre più diluita acquista, grazie alla diluizione, sempre più sapore: siamo chiaramente di fronte ad un assurdo.
La soluzione del problema sta, ancora una volta, nell’introduzione di una nuova prospettiva, di una logica tratta dal piano dello spirito, dal pensiero vivente.
Un sano pensare ci porta infatti a vedere con chiarezza come, perché in un bambino ci sia qualcosa in più rispetto al genitore, è necessario che qualcosa di nuovo si inserisca nella linea biologica, qualcosa che in quella corrente ereditaria si manifesta, ma che è ad essa superiore: stiamo parlando dell’Io umano, del suo spirito, che porta all’interno di un corpo ereditato dai genitori la sua particolare eredità.
Così possiamo capire che l’evoluzione non procede dal semplice al complesso, ma dal complesso al semplice, perché dal sasso non può nascere l’uomo, perché il sasso non ha vita, non ha anima e non ha spirito, e non può in alcun modo trasmettere all’uomo (ed infatti la scienza materialistica, che crede che l’organico venga dall’inorganico, non sa spiegare una sola cosa: l’origine della vita); al contrario, da una parte dell’uomo che egli “lascia indietro” può nascere il sasso, perché l’uomo già lo contiene in sé nelle ossa. L’uomo è la prima delle creature, e proprio per questo egli contiene in sé tutti i regni (il minerale nel corpo fisico, il vegetale nella vita, e l’animale nell’interiorità e nel movimento): è stato lui ad espellerli da sé, o almeno così ci porta a concludere un sano pensiero che evita le paludi in cui ci ha messo l’educazione scolastica.
Darwin non è sbagliato, è limitato, in quanto considera l’evoluzione così come essa appare sul piano fisico; ma in questo modo risulta contraddittoria, e la contraddizione si scioglie soltanto quando si osserva la manifestazione fisica dei regni naturali come un riflesso delle forze spirituali che li hanno originati, che sono le stesse forze che plasmano l’uomo.
Reincarnazione e karma
Se intendiamo correttamente l’evoluzione potremo anche vedere come dei concetti a prima vista “antiscientifici” come Reincarnazione e Karma siano in realtà conseguenze dell’evoluzionismo. Se infatti, come recita una legge evolutiva che anche Darwin condivide, un esemplare di una specie può evolvere ed imparare cose nuove soltanto grazie alle esperienze di altri membri della sua stessa specie (e l’Etologia ha ormai da tempo scoperto che se un membro di un branco di animali “superiori” impara a fare una cosa, anche i membri di altri branchi che non hanno contatti fisici con il primo imparano in breve tempo a fare la stessa cosa), come la mettiamo con l’uomo? Ogni uomo infatti, è una specie composta da un solo individuo; gli uomini di “branco”, governati da un Io di Gruppo, sono ormai pochissimi. Se davvero un membro di una specie può imparare soltanto dalla sua specie, allora ogni uomo può imparare soltanto da se stesso; ma noi sappiamo che un uomo nasce con dei talenti innati, che possiede dalla nascita.
Ma se può imparare solo da se stesso, come li ha imparati? Evidentemente da un se stesso che è già vissuto sulla Terra, e quindi dalla sua incarnazione precedente.
Darwin, se sappiamo pensare, ci dimostra la Reincarnazione, che perde così la sua aura di antica dottrina indiana sradicata dal sapere occidentale.
Con un po’ di pazienza, potremmo arrivare anche al karma, agli accadimenti della vita attuale come risultato della vita che dobbiamo, se davvero ci evolviamo, avere già vissuto.
L’Evoluzione e Dio
L’ultima “pietra” da spezzare e riplasmare a proposito dell’evoluzione riguarda Dio, che nel nostro immaginario è l’Essere Perfetto che mai cresce né diminuisce. Ci possiamo però porre domande molto immediate, come “Dio è cambiato dopo aver creato l’uomo? E’ forse stata una cosa indifferente per Lui?” Se la risposta fosse “Si”, allora Dio agirebbe a caso, senza un disegno o uno scopo. Ma se ha uno scopo, Egli non può essere uguale a se stesso prima e dopo aver raggiunto quello scopo, altrimenti non se lo porrebbe: chi di noi, quando è nel suo salotto, si propone di andare in salotto? Dio è Dono, ed evolve nel donare; quando noi uomini avremo conquistato la Libertà e l’Amore, le facoltà che siamo incaricati di conquistare per portarle al Cosmo, anche Dio avrà raggiunto una meta. Anche perché “Dio” è un concetto ampio, perché per noi uomini anche un Angelo è un Dio. R. Steiner parlava di “Trinità di Trinità“, che si stendono oltre il nostro sistema evolutivo.
L’evoluzione è una scala mobile, e se noi, con un atto libero di trasformazione interiore, ne sposteremo il nostro piccolo gradino, allora potremo dare vita e movimento a tutta la scala, fino ai gradini più alti: se tutto è collegato, una piccola luce che splende sulla Terra è un passo anche per l’alto gradino su cui poggia la Santissima Trinità. E ognuno di noi, nel suo piccolo, può cominciare a far muovere quel gradino collaborando allo sforzo collettivo di Natura, Uomini e Gerarchie, oppure può fermarsi, e così rallentare (o addirittura impedire) il movimento di quell’immensa ed armoniosa scala celeste che si chiama Sistema Solare.
Autore
Enzo Nastati