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I nove mesi di incarnazione del nuovo lo per mamma e bambino

Una gravidanza è un’esperienza molto complessa, ed estremamente individuale. Ognuno la vive a modo suo, con i suoi ritmi, le sue conquiste e le sue debolezze. Ma in questo continuo dialogo tra il bambino che si avvicina alla Terra e chi lo deve accogliere, si trovano delle linee di fondo che ci accomunino tutti in quanto semplicemente “uomini”? E possono nascere degli spunti pratici che ci permettano di condurre i nove mesi nel modo più sano per noi e per lo spirito che si prepara a nascere (le cui esigenze non sono sempre evidenti)?

Il primo trimestre

Seguiamo l’esperienza del primo trimestre di gravidanza: in questo periodo l’anima della madre (e del padre, anche se in misura minore) accoglie l’idea del nascituro, si pone in contatto con lui attraverso il pensiero. Infatti la futura mamma sa che avrà un bambino, ma per quanto possa compenetrarsi di questo pensiero esso non è ancora esperienza. Anche il bambino vive in una dimensione spirituale, e fisicamente sta formando il minuscolo embrione, forma transitoria che si trasformerà (alla quattordicesima settimana) nel vero e proprio feto. Mamma e bambino sono quindi “allineati”, in quanto il bambino è presente come elemento spirituale, con l’idea (che si unisce all’ovulo fecondazione circa tre minuti dopo la fecondazione), ed è proprio questa idea quella con cui la madre è in sintonia. Questa accentuata presenza dell’elemento del pensiero porta però con sé il rischio del rifiuto del bambino (il pensiero ordinario è infatti una forza di antipatia verso il mondo, che ci consente di creare un nostro mondo), che si manifesta nella nausea, frequentissima nel primo trimestre; l’estremizzazione di questo rifiuto (spesso inconscio) è l’aborto spontaneo.

Qual’è allora il modo sano di vivere questo trimestre, limitando le forze del pensiero?

Anzitutto evitare l’attività intellettuale dedicarsi piuttosto a pensieri pervasi di Vita e Amore, all’osservazione della Natura. Immergersi con gioia nelle leggi del cosmo aiuta la mamma a “risuonare” con il bambino, che in queste leggi è immerso.

Ricordiamo anche che, per fare spazio all’Io del bambino, l’Io della mamma deve ritirarsi: è opportuno lasciare che questo accada, senza preoccuparsi se ci si sente “strane” o “svampite” (e se scende il Ferro, supporto dell’Io). Soprattutto in questo trimestre sono sconsigliati esami medici invasivi come l’ecografia che disturba tutti i corpi sottili (cioé i corpi soprasensibili) del bambino impedendone la corretta incarnazione.

Il secondo trimestre

In questo periodo la madre comincia a vivere interiormente la sua condizione: si inizia a vedere il bel pancione, ed al quinto mese il feto inizia a muoversi sensibilmente. Anche il bambino “scende” a manifestare il suo essere animico, la sua particolarità; in questo periodo, infatti, viene effettuata la determinazione delle caratteristiche morfologiche individuali del bambino (purtroppo sempre attraverso I’ecografia): come dire che siamo passati da una dimensione oggettiva (il primo trimestre) ad una più soggettiva.

Mamma e bambino quindi “dialogano” ora attraverso l’anima, ed è quindi opportuno per la mamma concentrarsi sulla salute della sua vita animica; è importante evitare esperienze “forti” (eccitazione eccessiva, cinema, concerti e simili), che in questo trimestre hanno un accesso diretto all’essere animico del bambino, che ne viene coinvolto e contaminato.

Sono consigliate attività artistiche per il bambino (cantargli canzoncine, disegnare per lui), con la raccomandazione di evitare arti che muovono le forze eteriche, come pittura ad acquarello o euritmia.

Queste forze sono mani migliori delle nostre, e stanno lavorando all’incarnazione del bambino. Questo è anche il momento migliore per accogliere il bambino con devozione interiore.

Il terzo trimestre

Entriamo finalmente nella volontà, nel trimestre in cui ci prepariamo a conoscere il nostro bambino sul piano fisico; il suo essere è sceso fino ad essere pronto a confrontarsi con la realtà corporea, e dalla ventisettesima settimana il bambino può nascere. Ogni bambino ha un suo destino individuale, e non si può dire con certezza cosa sia per lui giusto o sbagliato: possiamo però pensare che un bambino prematuro non abbia completato il suo percorso di incarnazione, e vada quindi aiutato, una volta nato, a discendere nella realtà fisica.

La madre vive in questo trimestre l’entusiasmo per l’attesa della nascita, e questa estrema forza di simpatia condotta all’eccesso porta il disturbo del terzo trimestre, l’acidità; per affrontarla possiamo provare a temperare la nostra impazienza e ad attendere il momento opportuno.

Nel frattempo non possiamo certo stare inoperosi: il trimestre della volontà è il momento migliore per preparare culla, corredino, passeggino, cameretta …

Ricordiamoci anche che il bambino si prepara alla realtà fisica, e quindi “vuole” vederci all’opera! E’ importante che i preparativi vadano compiuti con coscienza ed amore, perché per il bambino che ci vede dai mondi spirituali questo è il primo esempio di azione.

La nascita

Il momento del parto è particolarmente delicato per il piccolo, perché per la prima volta sperimenta direttamente le condizioni terrestri: le buone ostetriche, inoltre, sanno come le tre fasi del parto (travaglio, dilatazione ed espulsione) rispecchiano il modo in cui i genitori hanno vissuto i tre trimestri della gravidanza. Un rifiuto nel primo trimestre diventa un lungo travaglio, uno spavento del bambino nel secondo trimestre diviene una dilatazione lenta e dolorosa, ed uno stato di ansia per la nascita “scarica” la tensione con problemi nell’espulsione (fino alle lacerazioni dei tessuti e del perineo).

Il bambino piccolo non dovrebbe uscire di casa per quaranta giorni, ed è quindi raccomandabile partorire in casa, con una brava ostetrica. E’ inoltre essenziale la presenza al parto del padre, che invita l’Io del bambino a manifestarsi e sostiene la madre, che in questo momento è più che mai indifesa e bisognosa di protezione (fisica, animica e spirituale).

L’Io del bambino si incarna grazie allo sfregamento sul collo dell’utero: possiamo comprendere come il parto cesareo gli impedisca di incarnarsi correttamente, e costringa il piccolo ad un duro lavoro in vita per “rimettersi in pari” con la sua evoluzione spirituale.

A questo punto il bambino è arrivato sulla Terra, e la madre può tornare lentamente in contatto con il proprio Io: da ora in poi inizia la cura “ordinaria” del bambino, ma ora sappiamo che una vera e cosciente azione pedagogica inizia prima che il bambino giunga sulla Terra.

Autore: “Tre Più Uno”

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