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Mai come oggi viviamo in una civiltà dell’intrattenimento. La nuova corsa all’oro è la sete di distrarsi, di entrare in mondi paralleli più o meno reali (dal fantastico, alla discoteca, al reality show, ecc.): ma l’importante è che non siano il nostro mondo, la nostra vita, e che ci parlino di gioia, successo, esotismo, avventura, passione.

Il mondo, oggi, è prodigo nel distrarci. Sembra che la nostra vera malattia sia non saperci impegnare in qualcosa per nostra iniziativa, l’aver sempre bisogno che qualcuno diriga ed accompagni la nostra attenzione. Ma per entrare nelle cose e non vivere ciechi, proviamo a pensare che cosa significa “distrarre”.

Il “distrarre” ci “distrae”, ci porta fuori: ma da cosa? Con poco sforzo possiamo comprendere che la distrazione ci porta fuori dal nostro Io, dal nostro essere spirituale.

L’Io, infatti, oggi può trovare molto di cui occuparsi.

L’Io porta terapia, salute, ordine, e oggi nel mondo c’è molto da riordinare. E la prima cosa da riordinare siamo noi: la nostra anima, illusa, ingannata e corrotta da una vita di menzogne scolastiche ed illusioni mediatiche e tecnologiche; il nostro corpo eterico, indebolito dallo studio intellettualistico e partecipazione, dai ritmi frenetici, dalle “ore piccole” del sabato sera, da alcool, fumo, droga; il nostro corpo fisico, inquinato da un’alimentazione mortifera e da pratiche sportive che lo induriscono e lo esaltano, ottenebrando la coscienza (che deve concentrarsi sulla crescita dei muscoli anziché sulla moralità e la Luce), e violato dalla medicina sintetica, dalla chirurgia che ci vede come macchine, fatte di pezzi da sostituire in caso di usura o rottura.

E invece di sviluppare coscienza, di rimediare a tutto questo, di salvare l’uomo e la Terra sull’orlo del baratro, l’unica cosa che attendiamo è che finisca il turno di lavoro, per distrarci. Perché facciamo lavori che non ci dicono nulla, che non operano per il bene della Terra e dell’uomo, e che ci lasciano insoddisfatti.

E per non pensare a quanto siamo fuori strada (o se preferite “distratti”) ci distraiamo ancora di più, nel mondo dell’intrattenimento e dello svago, e ci convinciamo che nella vita c’è solo questo. Tutto tranne trovarci di fronte al nostro lo, e dover sostenere quello che ha da dirci.

Siamo una civiltà che ha trasformato in un lavoro l’organizzare feste. Quanto denaro, quante risorse umane, quanta intelligenza e creatività ci vogliono per creare i programmi televisivi che ogni sera ci scorrono di fronte, o i grandi film che andiamo a vedere al cinema? Quanta forza spirituale, quanto impegno umano profusi per qualcosa che svanirà dopo una sera o dopo due ore.

E se l’avessimo messa al servizio del nostro Io, che non è venuto sulla Terra per distrarsi, ma per contribuire al riscatto dell’Uomo, alla salvezza dei Regni della Natura, alla lotta contro l’Anticristo?

Qual è l’archetipo della distrazione, dell’intrattenimento? Ce lo siamo mai chiesti? Non è altro che la Caduta, il momento in cui l’Io, invece di essere spettatore cosciente dei moti dell’anima, ha scelto di esserne attore, di “tuffarsi” in quella multicolore realtà che si presentava al suo sguardo attraverso le parole del Serpente.

E oggi noi diciamo “penso, sento, voglio che … “, senza renderci conto di come siamo presi in giro. Pensare, sentire, volere, sono le tre parole attorno alle quali la nostra anima costruisce tutta la sua vita, ma per il nostro spirito sono solo strumen­ti verso i mondi spirituali. Tutto noi facciamo perché “pensiamo”, “vogliamo” sia così: e questo è l’archetipo della distrazione dell’Io, della sua caduta.

L’Io non pensa, ma coglie il tessere del pensiero nelle cose. Non sente, ma vive nel calore del sentire. Non vuole, ma segue la volontà di Dio. Che cosa significa essere caduti? Significa che l ‘lo si è distratto, e ha perso di vista i suoi veri scopi. Ma allora che cos’è la nostra “civiltà dell’intrattenimento”? E’ la civiltà della Caduta, è il Regno del Serpente. Che piano piano, con il tempo, è diventato un Drago. E come ci ricorda l’Apocalisse, il Drago ha al suo servizio le due Bestie, e regna sulla Grande Prostituta, Babilonia.

Di quale mondo vogliamo fare parte? Del mondo del Drago, che ispira e conduce i suoi profeti a “distrarci”, e ci fornisce i suoi svaghi? Che ci presenta nei libri e film fantastici le antiche vie iniziatiche, sperando che ci colga la voglia di fare un tuffo nel passato, di adagiarci su quanto abbiamo già sperimentato e già conquistato (e magari di ripeterlo ancora e ancora, come tanto ama consigliarci Lucifero); che ci porta nella fantascienza per prometterci un futuro mondo di macchine, sognando così il sogno di Arimane; che ci porta a risuonare con la musica che ci inaridisce ed ottenebra interiormente.

Ci siamo mai chiesti, infatti, chi possa ispirare una musica che si chiama “rock”, cioè “roccia”? O meglio ancora “hard rock”, “roccia dura”? E che dire del Blues, dato che per suonarlo si doveva “vendere l’anima al diavolo”? E cosa ci ricorda “sesso, droga e Rock&Roll”, se non l’alleanza tra tutte le forze del Male? Forse il signore di tutto questo, oggi, è lo spirito dell’indurimento, della Tenebra, forse è il principe di questo mondo, Satana, la Bestia che sorge dalla Terra. E quei concerti che tanto ci riempiono di gioia ed entusiasmo, cosa portano in noi? Quanta vita portano e quanta invece ne rubano?

Basta distrarci. Basta scappare. Il mondo dello spirito parla con voce nuova, ed insegna una dottrina nuova. Come il popolo di Palestina duemila anni fa, anche oggi i discepoli delle antiche vie spirituali possono sorprendersi nel trovare chi parla con potestà, e non come scribi” (Mt 7, 29; Le 4, 32-36 ).

Oggi è possibile ritrovare qualcosa per cui vale la pena impegnare il nostro lo, oggi si è aperta per i cuori la porta del Regno di Dio, grazie alla Seconda Venuta del Cristo. Mentre sulla Terra, appariscente e rimbombante, il Regno del Drago si sviluppa, e cresce all’attacco del cielo.

Le trombe dell’Apocalisse risuonano, i sigilli si aprono e le Bestie si scatenano, ma la sigla ad alto volume degli spettacoli in TV copre tutto, e riempie le nostre giornate ed il nostro interesse, occupa la nostra coscienza, li fan club del nostro cantante preferito ci prende tutto il tempo libero, e la nostra anima vive nell’attesa del suo ritorno sulle scene (anziché attendere il Ritorno del Cristo). Crediamo di avere superato gli idoli, le icone, il politeismo (roba da ignoranti medievali), e siamo invece affac­cendati a venerare i “nuovi dei” (vengono chiamati proprio così!) dello “star system”, il “sistema delle stelle”, le cui immagini ci riempiono le pareti e le anime.

E le vere stelle, la nostra casa spirituale, sono per noi soltanto globi di idrogeno, che bruciano senza significato a miliardi di anni luce da noi!

Ma si possono cambiare le cose? Si può vivere nel mondo senza cadere nelle sue trappole? Non solo si può, ma si deve, perché questo è il senso, oggi, dell’Iniziazione, di quella che si chiama via Rosicruciana. E’ finito il tempo di isolarsi, di scappare. Oggi l’Iniziazione serve per sana­re la Terra, con tutti i suoi abitanti visibili ed invisi bili.

E l’unico modo per farlo è rivolgersi verso Colui che ha vissuto nel mondo e l’ha superato, che ci ha detto “lo ho superato il mondo” (Gv 16, 33).

Per farlo dobbiamo usare i Suoi Doni, il primo dei quali è il nostro Io, che può osservare con coscienza ciò che gli accade, ciò che il mondo gli propone, senza farsi “distrarre”. Questo è il primo passo, perché ci consente di fare ciò che Adamo non ha fatto, ma che ha fatto il Gesù, cioè dire “no” al Serpente. Ma una volta detto questo “no” la strada è appena incominciata, perché dobbiamo occuparci nel cercare ciò a cui dire “sì”, dobbiamo trovare le alternative a quanto il mondo ci propone.

Dire di no non serve a niente. Rinunciare al mondo serve soltanto se ci impegniamo a creare un mondo nuovo. E per farlo servono coscienza, dedizione, volontà, coraggio, sacrificio, amore. E serve lo sguardo benevolo dei mondi spirituali, che dall’Alto devono giudicare degni i nostri sforzi, e benedirli con la Loro protezione. Nessuno può “farsi” strumento dello Spirito: è Lui che ci sceglie, a seconda del nostro impegno e della nostra onestà per la causa.

Ma la chiamata non è che il primo passo, perché ad essa bisogna poi rispondere, per essere confermati sul cammino verso la Luce, che potremo così appena iniziare. E chi non risponde rimane a metà, chiamato ma non scelto: “molti i chiamati, pochi gli Eletti” (M t 22, I -l ). Il Cristo è la Via.

Egli ci dona forza e discernimento per uscire dalla nostra prigione, e nessun altro lo può fare. E se ricor­diamo ciò che ci ha detto, possiamo trovare forza nelle Sue parole: “(Padre) Non prego perché tu li tolga dal mondo, ma perché li custodisca dal maligno. Essi non sono dal mondo, come lo non sono dal mondo” (Gv 17, 15-16). Se siamo tra i Suoi, Egli ci custodisce. Sta a noi, sotto la Sua custodia, percorrere la strada per il Regno dei Cieli, essere meritevoli di portare il Suo Regno sulla Terra, per non lasciarla al Male.

Autore: “Tre Più Uno”

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