Il Significato Spirituale del Natale.
Nell’affrontare un evento profondo e complesso come il Natale, il primo problema che incontriamo è la diffusa superficialità con cui, oggigiomo, ci avviciniamo ad esso. Certamente il Natale ci ricorda la nascita di Gesù a Betlemme, il rinnovo della Vita, ad esso sono collegate profonde emozioni interiori vissute principalmente in seno alla famiglia (ricordiamo l’adagio “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”). Esso rappresenta anche il grande sacrificio che l’entità del Gesù ha compiuto per scendere nella Terra, ma al di là di tutto questo esso è sempre avvolto da un alone di mistero, e la nostra coscienza percepisce che oltre ciò che tramanda la tradizione (esteriore) cristiana, esso è un mondo da approfondire.
L’anno cristiano è scandito da due momenti particolari e significativi, e cioè il Natale e la Pasqua. Queste due festività oggi giomo sono, possiamo dire, poco indagate dal punto di vista spirituale, poiché la maggior parte delle persone ne ignora il profondo significato esoterico concependole come due momenti significativi della vita di un “sant’uomo” vissuto duemila anni fa o, alla peggio, considerandole un momento di festa legato alla buona cucina ed ai regali.
Non vogliamo naturalmente sottovalutare l’importanza del cuore che coglie l’atmosfera di queste feste e nemmeno intellettualizzarle, ma riteniamo importante sottolineame il profondo aspetto spirituale fomendo al lettore aspetti conoscitivi che potranno aiutarlo a vivere con maggiore coscienza questi momenti particolari, il che non andrà a discapito delle sensazioni del cuore, ma le arricchirà e completerà.
Un po’ di numerologia
Tutti sappiamo che il Natale è preceduto dalle quattro settimane di Avvento, e queste quattro settimane ne sono la preparazione. Appurato questo ci si può porre subito la domanda del perché la Pasqua è preceduta invece da quaranta giomi di preparazione, la Quaresima.
Perché nel primo caso la preparazione purificatoria si protrae per quattro settimane e nel secondo per quattro decadi?
Il numero dieci rappresenta il completamento della trasformazione interiore, il ritomo all’Uno in una dimensione superiore.
Questo numero rappresenta quindi la realizzazione della legge morale che ci permette di tornare “simili” a Dio.
Nel nostro caso possiamo interpretarlo come la completata trasfomazione dei quattro corpi dell’uomo e questa avverrà nel periodo pre -pasquale.
Il numero sette ci ricorda i giomi della Creazione, le note musicali, i colori ed i pianeti classici.
Per questi motivi esso è un numero particolarinente legato a tutto ciò che evolve nel tempo, all’Io che evolve nel tempo. Dato che la sfera planetaria è collegata all’anima umana, possiamo dire che il numero sette rappresenta l’evoluzione dell’Io umano nella propria anima.
Questo trova conferma nel fatto che ogni pianeta, come vedremo più avanti, rappresenta un’aspetto dell’anima.
Guardiamo ora al numero quattro: quattro sono i corpi dell’uomo (corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed lo inferiore), a cui si vanno ad aggiungere i tre arti superiori denominati lo Superiore (o Sé Spirituale), Spirito Vitale Amoroso ed Uomo Spirito.
I corpi inferiori influenzano e condizionano l’azione dell’Io umano: il corpo fisico, in quanto portatore di istinti, ed in quanto le sue malformazioni determinano patologie animiche; il corpo eterico agisce in quanto portatore di abitudini ed attitudini temperamentali che possono essere positive o negative; il corpo astrale, infine, cioè la parte della nostra anima maggiormente legata ai desideri, agisce sull’Io inferiore (il quarto corpo che consideriamo, l’elemento autocosciente) portando impulsi di egoismo.
I primi tre corpi sono quindi da purificare e trasformare tramite l’Io e questo è il compito delle prime tre settimane di Avvento: ognuna di esse corrisponde ad uno dei tre corpi.
Alla quarta settimana di Avvento spetta all’Io Superiore, la scintilla divina in noi, l’entrare ed irraggiare nell’anima facendola diventare sua veste.
Dopo questo profondo lavoro interiore di purificazione e trasformazione protrattosi.per quattro settimane arriviamo al Natale, ossia al momento in cui l’entità di Gesù può nascere in noi.
Ogni anno, per ognuno di noi, si ripete il mistero di questa nascita: dall’anima purificata nasce l’essere puro, Gesù: il “fiore” dell’umanità nasce in noi a coronamento del nostro processo di purificazione.
L’avvicinamento dell’entità del Cristo all’umanità.
Come abbiamo detto il sette è il numero legato all’evoluzione nel Tempo; questo pensiero ci può condurre a vedere le quattro domeniche di Avvento (prese come culmine delle quattro settimane) come quattro stadi evolutivi, ma quali?
Sappiamo dalla scienza dello spirito antroposofica che l’entità del Cristo si è avvicinata per quattro volte all’umanità nel passato, più una quinta volta nell’epoca attuale; il quarto evento, la quarta venuta, che avvenne sul piano fisico, è il Natale di Betlemme.
Gli altri tre avvicinamenti avvennero invece sul piano spirituale, animico ed eterico; da questo punto di vista l’Avvento è un modo per ricordare questo avvicinamento. Ad ogni Natale corrisponde poi una Pasqua, una manifestazione spaziale di ciò che il Tempo ha maturato, ed infatti ai cinque Natali che finora sono avvenuti corrispondono altrettanti sacrifici Pasquali.
Nel 1909 questo avvicinamento si è ripetuto per la quinta volta, ripercorrendo “in salita” l’antico processo di discesa, e quindi manifestandosi nuovamente sul piano eterico. Questa nuova venuta del Cristo è però passata per lo più inosservata nell’umanità, e quindi noi continuiamo a conoscere e celebrare solo l’evento avvenuto sul piano fisico -materiale, il quarto, il Natale.
L’Anima Natanica
Parlare dei sacrifici del Cristo significa parlare anche di un’alta entità chiamata nella scienza dello spirito “Anima Natanica”. Come abbiamo visto ogni uomo è composto da sette “parti” costitutive: quattro corpi inferiori (corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed lo inferiore) e tre arti superiori (Sé Spirituale, Spirito Vitale Amoroso ed Uomo Spirito). Anche Adamo, in quanto primo degli uomini, era immagine di tutto questo.
Quando egli, soggiacendo alla tentazione luciferica, “cadde” dal Paradiso terrestre fino alla Terra fisica dove oggi noi ci troviamo, accadde una cosa molto importante: le parti inferiori di Adamo, i suoi quattro corpi inferiori, caddero appunto sulla Terra in seguito alla scelta di seguire Lucifero, mentre gli arti spirituali di Adamo (il Sé Spirituale, lo Spirito Vitale Amoroso e l’Uomo Spirito, immagine rispettivamente del principio Spirito Santo, Figlio e Padre in ogni uomo) non caddero, ma vennero salvati nel mondo spirituale.
Il mondo spirituale preservò la parte più elevata di Adamo conservandola in sé, e quindi essa non si incarnò mai in Terra. Da questa “scissione” possiamo dire che si originarono “due Adamo”: quello caduto e quello preservato.
La parte superiore di Adamo è chiamata appunto “Anima Natanica”. Il termine “anima” è però improprio, in quanto essa è appunto un’altissima entità spirituale che comprende in sé la parte più pura dell’antico Adamo.
Da parte nostra sappiamo che, quando uno spirito vuole agire sulla Terra, o comunque intende sperimentarne le condizioni, non gli è possibile avere diretto contatto con la materia, in quanto la materia si dissolverebbe, non potendo sopportare il contatto con lo spirito.
E quindi necessario che vi sia un “mediatore” tra spirito e materia, e questo “cuscinetto” è rappresentato dall’anima (e secondariamente dal corpo eterico).
Per questo ogni volta che il Cristo agì sulla Terra per aiutare l’umanità ebbe bisogno di uno strumento, e questo strumento fu appunto l’Anima Natanica, attraverso la quale poterono avvenire i sacrifici che il Cristo operò in favore degli uomini.
Il primo Sacrificio dell’Anima Natanica
Analizziamo ora in dettaglio le prime quattro “vittorie” sulle forze del Male.
La prima vittoria ebbe luogo quando l’Anima Natanica,la parte dell’anima del primo Adamo preservata incorrotta dal Peccato Originale nel mondo spirituale, mai scesa sul piano fisico, si avvicinò alla Terra per la prima volta.
Questo avvenne circa 70.000 anni fa, nell’epoca lemurica.
A quel tempo Lucifero esercitò una potente azione sui nostri organi di senso, portando in essi il suo impulso di egoismo. Per poterlo spiegare in modo semplice potremmo dire che l’occhio, anziché essere strumento di vista per l’uomo, fu portato a voler “vedere” esclusivamente per sé, trattenendo le immagini ed impedendo quindi all’uomo di vedere (spiritualmente).
Da quel momento l’uomo perse la chiaroveggenza e, senza il sacrificio del Cristo, sarebbe diventato completamente cieco. Grazie all’azione del Cristo, che pose un limite a quella luciferica, all’uomo rimase invece la vista fisica.
Come sempre accade, infatti, il mondo spirituale trasforma il male in bene: era necessario che l’uomo perdesse la chiaroveggenza per potersi rivolgere al mondo della materia e riscattarla, ma l’azione prevaricante di Lucifero creava il pericolo che l’uomo perdesse del tutto la vista, anche quella fisica.
Nella mitologia questo episodio è rappresentato da Ulisse nell’atto di accecare Polifemo: l’antica veggenza viene oscurata affinché l’uomo, necessariamente, rivolga i propri sensi al mondo fisico. Nei Vangeli si parla invece del ridare la vista ai ciechi, e di curare i sordi ed i muti.
Lo stesso accadde per tutti i nostri sensi: senza poter vedere, sentire, toccare, stare in equilibrio (ricordiamo che l’equilibrio è legato all’orecchio) l’uomo sarebbe divenuto completamente inabile per il mondo, come auspica Lucifero, il quale vuole impedire all’uomo di aiutare la Terra portandola con sé nella sua evoluzione (la quale, senza la Terra, risulterebbe incompleta).
In quell’occasione l’Anima Natanica si sacrificò per l’umanità, e il risultato di quel sacrificio in cui il Cristo pose una protezione sul nostro sistema neuosensoriale furono l’uso dei sensi fisici ed il dono dell’equilibrio, della situazione eretta per il genere umano.
La razza umana ottenne così il libero uso delle mani, per agire nel mondo. Da allora noi siamo U-mani, abbiamo le mani libere di fare il bene o il male e da quel momento inizia il nostro rapporto con il karma, che si manifesta in noi nella mano.
Manu è anche il nome dell’oracolo solare, portatore per eccellenza della corrente Cristica sin dai tempi di Atlantide.
Ricordiamoci che il vero nome di Gesù era Emmanuel, e dato che “EL”, in ebraico, significa “Dio”, il nome di Gesù significa “il Manu divino”.
Gli umani sono caduti e divenuti manu terrestre, e ora devono tornare a salire verso il Padre. E il percorso per tornare Manu è tutto in quella “U”.
Il secondo Sacrificio dell’Anima Natanica.
All’inizio dell’epoca atlantica (circa 50.000 anni fa) l’Anima Natanica si avvicinò all’umanità una seconda volta, e, sacrificandosi, conquistò per l’umanità il linguaggio. Il verso animalesco venne superato e l’uomo fu in grado di parlare unendo la corrente del pensiero (la corrente fredda che scende dal capo) con la corrente del cuore (la corrente che riscalda e sale) a livello della laringe. Da allora all’uomo è concesso di articolare la parola.
Il terzo Sacrificio dell’Anima Natanica.
A metà dell’epoca atlantica (30.000 anni fa) l’Anima Natanica conquistò per l’umanità, col suo terzo sacrificio, la capacità di pensare. Sulla nostra facoltà di pensiero fu posta dal Cristo la protezione affinché essa non fosse rapita da Lucifero e portata al fantasticare: grazie a questo l’uomo ebbe una mente in grado di non perdersi in voli di fantasia ma di ragionare secondo logica, fino a giungere, appunto, al Logos.
E interessante notare come questi tre sacrifici / vittorie vengano ripercorsi nella vita di ogni essere umano: ogni bambino inizia prima a camminare, sostenuto verso l’alto dalla forza d’amore del Cristo, poi a parlare ed infine a pensare, nei suoi primi anni di vita, rivivendo le tappe fondamentali della storia dell’umanità.
Questi avvicinamenti del Cristo all’umanità grazie all’Anima Natanica avvennero gradualmente, e furono progressivi: il primo sacrificio avvenne sul piano spirituale, il secondo nel piano animico ed il terzo nel piano eterico.
Il quarto Sacrificio nell’Anima Natanica.
Nell’epoca greco-romana l’Anima Natanica scese fino al piano fisico-terrestre, nel giorno in cui tutti celebriamo il Natale, incarnandosi nel Bambino Gesù.
A Natale, più di duemila anni fa, l’Anima Natanica entrò per la prima volta in un corpo di carne.
Con il suo quarto sacrificio (la nostra Pasqua) diede all’uomo la possibilità di vincere la morte, poiché l’uomo è destinato fin dalla sua creazione all’immortalità (infatti la necessità di incarnarsi in Terra e di morire non era prevista, ma fu una conseguenza della Caduta, e questo è il modo affinché noi, per quanto lontani dallo spirito, possiamo ritornare al Padre).
Il quinto Sacrificio dell’Anima Natanica.
Dalle comunicazioni della scienza dello spirito (e da altre fonti) sappiamo che attorno al 1850, l’Anima Natanica iniziò il processo di risalita verso il Cosmo e tornò a manifestarsi sul piano eterico, dove si sacrificò nuovamente.
E ciò che nei Vangeli viene chiamata Parusia, ii “ritorno sopra le nuvole”. Nel 1909 avvenne ciò che potremmo definire come la “resurrezione” sul piano eterico, la vittoria sul Male attraverso la sua trasformazione in Bene, il quinto sacrificio.
La nascita dell’uomo nuovo
Come argomenteremo più avanti, il Natale può essere anche definito, in modo forse un po’ meno familiare, come la festa dell’iniziazione.
A Natale nasce in noi l’uomo nuovo, l’iniziato: questo processo è simboleggiato dal passaggio dalla stella a cinque punte (l’uomo rappresentato da Leonardo da Vinci) a quella a sette punte (l’angelo, il nostro lo Superiore: le due punte in più rappresentano le ali).
Il nemico di questo processo, il “tre volte sei”, rappresenta l’entità del male nota come “il demone solare”, la guida delle forze apocalittiche: nel processo natalizio abbiamo visto infatti che il cinque vince il sei ed evolve nel sette.
Il demone solare deve essere però vinto quattro volte, tre per vincere i “tre sei” ed una per passare ad un livello superiore, e ciò avviene per gradi; oggi, l’umanità ha già vinto per tre volte sul demone, grazie alla via aperta dai sacrifici del Cristo.
Il Natale nei tempi antichi
L’impulso spirituale del Natale, legato all’aspetto temporale, è connaturato all’evoluzione stessa, ed era infatti conosciuto, in forma diversa, anche dalle culture precristiane (nell’antica Roma, ad esempio, nel periodo che oggi viene considerato natalizio, si festeggiavano i Saturnali.). Ur, in sanscrito, significa “tempo”, il tempo antico, originario.
Da Urano (l’originario) nacque Satumo, il Tempo, anche chiamato Cronos, il confine tra la sfera spirituale – originaria (lo Zodiaco) e la sfera animica inserita nel tempo (i Pianeti).
Questo mito greco ci mostra come anche gli antichi cogliessero che durante questo periodo dell’anno fluiscono dal cosmo le forze della corrente individuale (Io e Anima).
Un tempo si solevano fare piccoli regali per simboleggiare la discesa delle forze celesti, consuetudine che si è protratta fino ai giorni nostri, quando ha assunto un’eccessiva importanza, svuotandosi del contenuto di verità che portava.
Il giorno di Natale corrisponde anche alla festa latina del Sole Invitto, il momento più buio dell’anno, in cui inizia la vittoria della Luce sulle Tenebre.
In Messico ciò corrisponde alla ricorrenza in cui il giaguaro inghiotte il Sole. Ne troviamo tracce anche nel mito egizio di Osiride, che fu straziato da Tifone (che rappresenta Arimane-Satana) in quattordici pezzi; nella realtà storica possiamo ritrovare questo mito nella spartizione delle vesti di Gesù.
Il cattolicesimo ha quindi rinnovato le antiche correnti e collocato la nascita di Gesù proprio in questo giorno particolare. In inverno si ha la sensazione che il Sole si spenga, dopo aver progressivamente diminuito la sua luminosità a partire dall’autunno, mentre in questo periodo la luminosità torna ad aumentare, avviene una rinascita: la nascita della nuova luce.
Storicamente Gesù non era nato il 25 dicembre, era nato in ottobre, ma la vittoria sul male viene sperimentata dall’uomo a Natale, per cui la nascita di Gesù, l’eroe che vince il male, è stata collocata il 25 dicembre.
Anticamente ogni anno, la notte del 24 dicembre, i discepoli stavano in una buia caverna in preghiera; questa era una cerimonia molto profonda. Nel cuore della notte, a mezzanotte, nelle tenebre più profonde, essi sviluppavano interiormente l’esperienza del Sole che nasce: l’esperienza del Sole di San Giovanni che irradia dall’altra parte della Terra ed attraverso la Terra.
Poiché la Terra è materia, tenebra, essi sperimentavano la vittoria della Luce che attraversa la Terra, che vince le Tenebre. La Chiesa ha ripreso questa tradizione, infatti Natale è l’unico giorno dell’anno in cui si celebra la Messa a mezzanotte.
Accostarsi alla Messa di mezzanotte, adeguatamente preparati, ci permette di cogliere la nascita del Sole interiore in noi.
Dopo questa breve panoramica possiamo vedere come nelle varie religioni tutto questo sia sempre stato conosciuto e celebrato.
La festa dell’Epifania
Nella nostra cultura, fino al 350 d.C., il Natale veniva festeggiato il 6 gennaio, giorno del Battesimo al Giordano, evento con cui il Cristo discese negli involucri corporei del Gesù.
Mano a mano che si perse la comunicazione con i mondi spirituali il Natale si fece coincidere con la percezione fisica della vittoria della Luce sulle Tenebre, e quindi venne anticipato al 25/12, la festa romana del Sole Invitto, la nascita del Gesù.
Il 25 dicembre è l’inizio di un percorso in dodici tappe che termina appunto il 6 gennaio, tappe conosciute come le Dodici Notti Sante. In queste Notti si esprimono le forze delle dodici tappe del cammino iniziatico zodiacale: sta al nostro modo di viverle decidere se da questa esperienza nascerà l’uomo a cinque o a sette punte.
Al temine di questo percorso si colloca poi l’unione dell’uomo a “sette punte” con il Divino, la discesa del Cristo nel Gesù.
Tratto da: Il Natale nei Misteri del Tempo
Enzo Nastati