Uno sguardo tra luci ed ombre del nostro tempo
Che rapporto abbiamo oggi con la Natura? Chi è per noi questo essere che ci accoglie quotidianamente, che ci nutre e ci sostenta nel suo abbraccio per tutta la durata della nostra vita? Sappiamo cosa fa per noi? E noi, cosa facciamo per lei?
Francesco Bacone, filosofo inglese considerato uno dei padri del pensiero scientifico (e legato fortemente alle forze anticristiche), aveva un motto: “servire la natura”, cioè comprenderne le leggi, “per poi dominarla”, per usare queste leggi a nostro vantaggio.
Questo pensiero si è rivelato molto popolare nella cultura europea, e si può dire senza timore che esso sta all’origine dell’atteggiamento più diffuso del nostro tempo, quello dell’asservimento della Natura alla tecnologia, agli interessi dell’uomo.
D’altronde che cos’è la Terra dal punto di vista della macchina? Spazio sprecato da sgombrare per costruire delle macchine! Questa è l’intelligenza razionale della nostra epoca: distruggiamo la Vita per costruire templi alla morte, luoghi di morte. Centri commerciali, grattacieli, negozi (o peggio ancora scuole, ospedali, chiese): tutto è improntato su forme, colori, suoni e luci innaturali, quasi sempre monotoni e ripetitivi, senza traccia d’arte o di Vita.
La nostra coscienza viene trascinata lontano dai ritmi della Vita e dal loro scorrere. La nostra anima viene portata nella frenesia, nel divertimento continuo, nella “Bella vita” portata dall’ebbrezza. Come se non esistessero il risveglio e la “risacca” del postsbornia, che prima o poi, inevitabilmente, arrivano.
La Natura è delusa da noi.
Gli Esseri che la abitano ci conoscono, ci osservano, e per lungo tempo ci hanno preso ad esempio. Si sono fidati a tal punto di noi da seguirci fuori dal Paradiso. E come nostri fratelli minori, aspettano che mostriamo loro la strada per risalire. Sempre che non siamo troppo impegnati a vivere in un mondo che non esiste: a fare i “P.R.”, i “D.J.”, i “presentatori”, rotelle di un mondo che è reale soltanto nella mente di chi lo guarda, e non ha nessuno spazio nel disegno evolutivo del Creato; un mondo inoperoso, che temporeggia senza lavorare alla trasformazione della Terra, dato che è impegnato a distruggere la realtà vera per costruirne una illusoria che non durerà più di una serata, di una stagione.
Come possiamo continuare a pensare, oggi, alle soglie della “fine del Mondo”, che il divertimento possa essere un mestiere? Che si possa “giocare” per tutta la vita?
Se l’uomo si comporta in questo modo, se continua a fuggire dalle sue responsabilità e a vivere “alla giornata”, a fingere che si possano sostituire le leggi della Vita (naturale e spirituale) con l’arbitrio umano, chi risponderà all’appello della Terra? Chi ci riporterà in Cielo? Chi riparerà ai nostri danni? Pensiamo davvero di non avere nessuna responsabilità?
Oggi la Terra ci chiede una nuova alleanza. E’ tempo di riscuotersi dal sonno, dallo “sposarsi e prendere moglie” (Mt 24,38) che accecava gli uomini prima del diluvio, di rendersi conto che la Terra ed il Cielo ci guardano, e la loro stima verso di noi diminuisce. Oggi il Cristo, che ancora crede negli uomini, ha donato alla Terra i Suoi Esseri Elementari, le Sue nuove forze di Vita, ed attende che l’uomo le riconosca nella coscienza, le raccolga nel cuore e le renda forze attive dell’evoluzione. Egli ci porta la libertà, la risveglia nei nostri cuori, e quindi nulla è più lontano dal Cristo del salvarci senza il nostro cosciente contributo. Egli si è sacrificato con amore verso la Terra e l’Uomo, e sta all’uomo attivare liberamente queste forze d’amore che il Cristo ha impresso nell’evoluzione. Noi siamo la chiave.
I Figli della Luce sono l’unica possibilità che l’uomo ha per riconquistare la fiducia della Natura. Già nel Medioevo la definivano “ferita, ma non uccisa”. Cosa può essere ella oggi? Oggi che il Male che alberga in noi ha ricevuto potestà distruttiva su tutti i piani dell’esistenza, ed al quale noi uomini abbiamo aperto la strada per salire dall’Inferno sulla Terra?
“Servire la Natura per poi dominarla” è la voce dell’Ego, delle tenebre che vivono in noi e ci rendono schiavi. Il destino di chi segue questa voce è il “successo” terreno, la “fama”, che ci viene donata dai Demoni che si nascondono nelle pieghe buie del cammino dell’uomo. E presto o tardi, come è sotto gli occhi di tutti, riscuotono il loro pedaggio.
La Natura non si fida di noi, e nemmeno noi ci fidiamo più della Natura: per curarci? Meglio la chimica! Per coltivare? Meglio varietà accuratamente selezionate in laboratorio, indotte a fare ciò che l’uomo vuole, ciò di cui noi abbiamo bisogno! Salvo poi dichiarare, nei nostri libri, che la Natura è pervasa di una saggezza infinita, che le variabili che ne reggono l’esistenza sono precise e delicatissime, che essa è infinitamente più complessa e saggia di noi.
Ma allora perché non stiamo zitti ed impariamo? Perché non stiamo ad ascoltare la voce invisibile che si nasconde dietro alle forme, alla disposizione apparentemente caotica delle piante in un ambiente naturale, perché non ci sforziamo di penetrare nel legame sottile ed invisibile che unisce tutti gli esseri che ci stanno di fronte?
Perché non ci sforziamo di partecipare alla generazione di nuova Vita e di sostenerla? Forse perché per farlo bisognerebbe fare silenzio. Ma chi sta zitto è un “perdente”, “uno x”, non si fa notare nel circo degli urlatori. Oggi basta urlare (nel senso letterale del termine: accendete la televisione e vi convincerete) per essere qualcuno. E ognuno di noi può essere eccelso nello sfogare i propri lati più bestiali.
In altre parole, “ognuno ha i suoi 15 minuti di notorietà”. Mai sentita?
Forse coloro che vediamo come “modelli”, come “persone di successo”, non sono i vincitori. Forse sono coloro che si sono arresi, che hanno scelto la strada facile, quella che porta in discesa. Che con la loro presenza ed il loro esempio divengono sorgenti di ombre, come ogni uomo può diventare.
Ci mostrano con la massima evidenza che il Male non è un “vuoto di bene”, ma un “pieno” di egoismo, di oscurità, di interesse. Ma ormai una persona così non è più aberrante: è “arrivata”.
Forse la voce più sincera che può risuonare dentro di noi dice: “servire la Natura per ricondurla a Dio”. Facciamo uno sforzo di immaginazione, ognuno dentro di sé, in silenzio. Con che occhi potrà guardare la Natura (con tutti i suoi esseri) un uomo che si lasci pervadere da un simile intento? Intento che cambia tutto quanto: le scelte di vita, l’opinione di noi stessi, i pensieri, i sentimenti, gli ideali, che cambia il livello di coscienza che la nostra vita inizia a richiederci.
Finché scegliamo di “dormire” non ci viene chiesto granché. Ma poi tutto cambia. Perché per varcare una porta bisogna prima trovare la chiave, e questo costa fatica, lavoro e forza, perché si entra in un mondo in cui il passato non ci è di aiuto (anzi), in cui le vecchie certezze non ci possono aiutare. E questo percorso richiede che tutto sia affrontato con la gioia, la fiducia ed il coraggio che nascono nell’animo dello spirito libero.
Il Cristo attende la nostra scelta per la libertà.
E’ qui nell’amore per l’uomo e per i suoi fratelli, i Regni della Natura. Possiamo ascoltare la Sua voce, ed entrare in contatto con la saggezza che pervade i mondi, per trasformarla in amore nel nostro cuore. Oppure possiamo urlare, nell’attesa che il nostro urlo assordante ci spazzi via. Ma ricordiamoci che è bastato un Giusto a salvare la Terra e la sua evoluzione, e allo stesso modo basta un gruppo di uomini liberi, uniti nel Suo Nome, perché la Natura torni a sorridere all’uomo.