L’osservazione secondo il metodo sviluppato da Goethe
L’uomo nasce “nudo”
Detto questo vediamo che il mondo ci offre oggi una moltitudine di mezzi di indagine che però, a ben guardare, sono per lo più rivolti ad indagare il “cadavere” delle piante (o altro) e questo perché si analizzano con varie metodiche parti di essa separate dall’organismo complessivo.
Ben diverso è il metodo di indagine della Natura sviluppato da Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832).
Esso consiste nell’applicare, sulle realtà già conosciute, un nuovo metodo di osservazione; un inedito modo di mettersi in relazione con la Natura.
Il metodo prevede quella che viene caratterizzata come “percezione pura” e si basa sullo sviluppare una sorta di immersione obiettiva negli oggetti osservati.
Lo scienziato ordinario separa e seziona le parti dell’ente osservato e così gliene sfugge la componente principale: la vita.
Goethe, invece, con il suo metodo, tenta di afferrare l’elemento che invisibilmente lo vivifica.
Egli affermava che doveva esistere un’unica forma fondamentale dalle quali si generavano le forme molteplici dei singoli vegetali; in tale forma archetipica risiede la possibilità di infinite variazioni: dall’unità deriva la molteplicità.
Dato che anche l’uomo deriva dalla stessa Unità da cui deriva il tutto, sarà l’uomo che, facendo tacere l’impulso dell’anima a giudicare in termini di simpatia o antipatia, l’inclinazione del corpo eterico a escludere pensieri nuovi nelle forme (vecchie e preconcettiche) già acquisite, del corpo fisico a catalogare secondo l’utilità che la cosa ha per soddisfare i propri istinti e bisogni, potrà far emergere dalla sua interiorità la controparte interiore di ciò che è oggetto di osservazione esteriore.
In altre parole osservando, tacendo e ascoltandosi interiormente, l’uomo può collegarsi, attraverso la Natura, al Divino presente in essa e salire a sfere di coscienza sempre maggiori.
Per favorire tale processo Goethe studiava la medesima pianta in condizioni e sotto influssi diversi, in modo che gli elementi variabili potessero risaltare in modo appropriato, cosa che in piante di specie diversa non appare in modo così univoco.
Secondo Darwin è la Natura esterna con le sue diverse influenze (ambiente, clima, base geologica, ecc.) che modifica in modo “meccanico” un dato organismo; Goethe invece afferma che è l’essenza archetipica agente in un dato organismo che, reagendo con le condizioni esterne, assume l’aspetto che più gli sembra opportuno per la vita dell’essere.
Conseguentemente a questo metodo di osservazione l’indagatore si trova a “scoprire” le leggi fisiche e non fisiche che governano la manifestazione dell’ente osservato. In altre parole si giunge a percepire l’essenziale della cosa osservata: lo Spirito Divino presente e tessente in essa.
Va da sé che ciò è estremamente importante per il campo organico e vegetale in particolare: sarà grazie allo sviluppo di questa capacità che l’indagatore scoprirà la causa di alterazioni dei processi di crescita, o dello sviluppo delle caratteristiche organolettiche fino all’identificazione delle cause da cui sorgono le patologie.
Un’adeguata educazione a questo metodo permette quindi di individuare anche le cure (in armonia con la vita) da somministrare alle piante al fine di sopperire alle alterazioni riscontrate.
Enzo Nastati