Radici cristiane della vita sociale
Non giudicate
“Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati. Perdonate e vi sarà perdonato. Date e vi sarà dato: ne riceverete in misura buona, pigiata, scossa e traboccante, perché con la stessa misura con cui misurate sarà misurato a voi”.(Luca 6, 37-38)
In queste lapidarie parole del Cristo troviamo caratterizzata la disposizione interiore che sola può ispirare la sana convivenza umana nella sfera politica della vita sociale.
Qui deve infatti valere il non giudicate, non condannate, perdonate, a tutela della sfera spirituale nella quale si deve poter sviluppare liberamente il germe dell’io. Questa doverosa tutela è motivata dalla consapevolezza che il libero sviluppo dell’individualità è la sola fonte del bene sociale.
Dando fiducia e possibilità di vita al prossimo, non condizionate dal giudizio personale, grazie alle forze creative in tal modo liberate scaturiranno per la comunità doni in misura traboccante.
Parole come: “Infatti con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con cui misurate sarà misurato a voi” (Matteo 7, 1-2) sono state interpretate, all’interno della concezione cattolica, nel senso del giudizio finale al quale Cristo sottoporrà gli uomini alla fine dei tempi.
Ma esse possono semplicemente indicare il fatto oggettivo che è nel potere esclusivo degli uomini riuniti nella vita sociale qui ed ora, lo stabilire il giudizio e la misura, le norme e le leggi che regolano le relazioni umane, cioè quanto è di competenza della sfera giuridica. Quindi noi tutti veniamo già oggi misurati e giudicati dalle leggi che noi stessi stabiliamo, dalla misura con cui misuriamo e dal giudizio con cui giudichiamo.
Una società non a misura d’uomo, come è quella attuale, testimonia del fatto che ancora dobbiamo imparare a riconoscere il valore, la dignità e le potenzialità positive degli esseri umani.
Quando misuriamo e giudichiamo il nostro prossimo secondo una visione negativa del suo essere ed esprimersi individuale, sempre sospettosi che l’uomo agisca mosso necessariamente da brame e desideri egoistici, allora nella vita giuridica verranno emanate norme e leggi ispirate da questa concezione negativa dell’individuo.
Questa è la situazione in cui ci troviamo oggi, specialmente in Italia. Assistiamo ad un continuo moltiplicarsi di leggi e regolamenti che vorrebbero prevedere per ogni situazione il modo “giusto ed etico” di comportarsi per rispettare il bene comune.
Per avviare una qualsiasi iniziativa, specialmente nel campo economico, ci si deve assoggettare a molti adempimenti burocratici per garantire a priori la bontà delle proprie intenzioni. Si pensa che la causa dei problemi e delle ingiustizie sociali sia nell’egoismo del prossimo e si va in giro guardandolo con sospetto.
Questa mancanza di fiducia ci torna poi indietro nei suoi effetti. Quando ci troviamo di fronte ad un pubblico ufficiale, un funzionario che ci sottopone gli adempimenti burocratici inerenti ad una nostra richiesta di concessione, oppure il poliziotto che ci ferma per un controllo stradale, abbiamo la netta impressione di essere visti dalla legge come potenziali delinquenti.
Questo atteggiamento di sospetto porta ad una vita sociale nella quale tendenzialmente ad ogni individuo si deve affiancare un controllore e a quest’ultimo un altro che lo controlli. Il sospetto è la misura con cui misuriamo l’individuo e di conseguenza secondo questa misura veniamo a nostra volta misurati.
Fino a quando non diamo fiducia al prossimo, neppure la potremo ricevere.
Questa fiducia potrà nascere solo dal necessario riconoscimento del germe positivo presente in ogni essere umano.
(continua)
Stefano Freddo