Radici cristiane della vita sociale
La crescita economica
Da ogni parte politica si sostiene che la crescita economica sia la sola condizione che favorisca la prosperità attraverso la creazione di posti di lavoro.
Solo voci rare e inascoltate mettono in dubbio questa affermazione. In un notiziario della RAI del giugno 2008 è stata presentata un’indagine secondo la quale in Italia un terzo dei prodotti alimentari in vendita nei negozi viene buttato via, o perché scaduto o invenduto, oppure perché viene acquistato e non consumato.
Il valore di queste merci ammonterebbe a circa 30 miliardi di euro l’anno, l’equivalente di un paio di leggi finanziarie.
L’indagine non teneva conto di tutti quei prodotti che non arrivano nemmeno nei negozi perché vengono buttati prima, nei passaggi dalla produzione al negozio.
Basterebbe andare nei mercati all’ingrosso o nei consorzi dei produttori ortofrutticoli per rendersene conto. Sommandole alle altre si avvicinerebbe forse al 50 per cento delle produzioni alimentari.
Se poi considerassimo anche i generi non alimentari prodotti in eccedenza rispetto alle reali esigenze dei consumatori, arriveremmo a cifre da capogiro.
Questi valori economici si devono considerare come perdite, in termini di materie prime, di manodopera e di energia. Basterebbe produrre solo il necessario per risolvere facilmente il problema energetico, senza centrali nucleari e simili assurdità.
Dove si scaricano i costi di tanto spreco? Si devono recuperare da ciò che viene venduto, che in tal modo rincara. Oppure si devono diminuire le paghe dei lavoratori, con perdita del loro potere d’acquisto e danni economici per tutti.
Il semplice sano buonsenso arriva a comprendere che l’esigenza della crescita produttiva tanto sbandierata è una follia, ma purtroppo la capacità di pensare secondo le esigenze della realtà è una dote introvabile tra i responsabili dell’attuale vita pubblica.
La crescita continua delle produzioni materiali, folle assioma delle moderne teorie economiche, non può avvenire semplicemente perché il pianeta Terra non è infinito, ma limitato. Anche l’organismo fisico umano non cresce all’infinito, ma giunto ad un certo punto decresce e si consuma, sia riguardo alle sostanze che alle forze.
Quelle che possono continuare a crescere anche nella vecchiaia, se l’uomo le coltiva coscientemente, sono le qualità dell’anima e le facoltà dello spirito.
Esse costituiscono quel tesoro nei cieli di cui ci parla il Cristo, l’unico valore che può accrescersi all’infinito e non deperisce, essendo di natura spirituale.
Esso tuttavia non è separato dalla sfera economica. Sono infatti le facoltà spirituali umane che, una volta operanti nell’economia, generano i valori economici. Ne parleremo approfonditamente in seguito.
(continua)
Stefano Freddo