Con questo nuovo anno che si apre alla Vita, mi permetto di offrire una piccola meditazione che mi è “giunta” ormai diversi anni fa e che ho sempre trovato molto utile, confidando lo possa essere anche per chi legge.
Non ci accosteremo ai vari significati esoterici di cui questi simboli sono portatori e che, a partire dalla vita e dall’azione del misterioso personaggio noto come Christian Rosenkreutz (c.a.1378 – 1484), hanno ispirato vari autori e la scuola esoterica dei Rosa-Croce.
Partiremo invece dall’immagine dell’Uomo come pianta rovesciata, che tutti conosciamo: come il positivo e il negativo stanno sulla calamita, così Uomo e pianta stanno sulla Terra.
Possiamo considerare una pianta molto speciale la croce del Nazareno, Joushua ben Joseph (“Gesù di Giuseppe”: questo era probabilmente il vero nome di Gesù, quello usato dai suoi compaesani, non esistendo allora i cognomi), dove l’Uomo Nuovo e la pianta si uniscono e si sovrappongono nelle medesime forme di incontro orizzontale-verticale nel sacro momento della Morte sul Golgota.
Poche ore prima Gesù affrontava il difficile momento dell’ultima tentazione sotto lo sguardo pensoso degli ulivi del Getsemani, mentre prima ancora aveva attraversato la Palestina incontrando e parlando di viti, fichi, palme, grano, senape, gramigna, ecc. in una sorta di itinerario botanico-spirituale che ha sempre accompagnato il cammino del Salvatore su questa Terra. E non stupisce allora che proprio il legno di una pianta (o forse di più piante, come vogliono varie scuole di pensiero, ipotizzando la croce formata da almeno tre legni diversi: il palo verticale (stipes) di cipresso, la traversa orizzontale (patibulum) di cedro, e la parte al di sopra dell’iscrizione, di pino) sia stato il “letto” sul quale si è sdraiato per l’ultima volta il corpo fisico ancora vivo del Nazareno. Mentre anche altri vegetali entravano in contatto con esso in quell’ora: la corona di spine (indiziate varie specie, tutte però della Famiglia delle Ramnacee) e la targa con inciso il famoso acronimo INRI, forse di Bosso.
Un corpo che ha dunque intriso del suo sacro sangue, ormai pienamente cristianizzato, tutti questi legni, rinsaldando il particolare e per certi aspetti ancora misterioso legame con il mondo vegetale. Un legno consacrato dal Sacrificio, emblema di un momento che ha riscattato l’Umanità, accogliendo e trasmutando tutte le sue paure, i suoi dolori ed i suoi peccati ed invertendone una pericolosa involuzione che pareva ormai inarrestabile.
Per questo, ancora oggi, collegarsi nel profondo con quell’evento e quelle risonanze può alleviare le nostre pene, dare un senso sacrificale ai nostri dolori e trasmutare i nostri errori.
Per la meditazione, da farsi preferibilmente al tramonto o subito dopo, in sintesi:
- Centrarsi nel “qui ed ora” e nella piena consapevolezza di Sé, ripetendo mentalmente “Io sono” o “Spirito Santo sono”.
- Fare un esame di coscienza delle nostre mancanze del periodo (per esempio della giornata trascorsa) e prendere consapevolezza delle conseguenze che essi possono/hanno potuto produrre verso noi stessi, i nostri simili ed il Creato.
- Chiedere umilmente perdono al Padre Celeste e porli idealmente ai piedi della croce (che prima abbiamo osservato nei dettagli), immaginandoli come un cespuglio di rose rosse-vermiglie. Ognuno vedrà la “sua” croce. Ogni rosa (piccola, grande, aperta, chiusa, in bocciolo, ecc.) corrisponde ad una mancanza che abbiamo consapevolizzato e per cui abbiamo chiesto perdono.
- Offrirli, dopo il pentimento, a sostegno dell’azione del Cristo per l’evoluzione dell’Uomo, della Terra e del nostro sistema evolutivo.
- Con il medesimo approccio essere consapevoli di tutti i nostri dolori (comprese le paure e le angosce), fisici, animici e mentali: accettarli nel nome del Cristo e secondo la volontà del Padre e porli idealmente ai piedi della croce, immaginandoli come un cespuglio di rose candide. Ogni rosa corrisponde ad un dolore, paura che abbiamo consapevolizzato e che, pur spesso non capendoli, accettiamo comunque di vivere nel rispetto della volontà del Padre Celeste.
- Offrirle anch’esse a sostegno dell’azione del Cristo per l’evoluzione dell’Uomo, della Terra e del nostro sistema evolutivo.
- Raccogliersi in meditazione sui temi del perdono, della trasmutazione del dolore umano, dell’azione del Cristo e di come anche come singoli individui coscienti possiamo in vari modi sostenerne l’azione nei tempi che stiamo vivendo. Ci affidiamo e confidiamo nella Vita e nell’Infinita Sapienza ed Amore che ci giungono dai Mondi Superiori.
- Percepire l’azione terapeutica e di profondo sollievo e consolazione che il perdono e l’offerta dei dolori, trasmutati, dona al nostro essere. Tutto ha un senso, anche se sovente non compreso da noi. Percepiamo il profumo e il senso di pace e di amore che ci giunge dal roseto.
- Ringraziare e completare la meditazione con una preghiera e segno della croce conclusivo.
Ripetendo la meditazione, in pochi giorni (o anche meno) i cespugli di rose bianche e rosse si arrampicheranno sulla croce raggiungendo rapidamente il punto in cui stava reclinato il capo di Gesù. Lì essi spariranno trasmutandosi etericamente, lasciano così sempre libera la parte superiore della croce.
Osserviamo come cambia ed evolve nel tempo la nostra croce fiorita, come mutano le rose e se nel nostro quadro entreranno altre componenti (es. farfalle, raggi di luce o addirittura fiamme) e cerchiamo di percepirne il significato personale che ci portano tali immagini.
Notiamo come il roseto non sia mai uguale a se stesso e come cambi in continuazione, come, in fondo, fanno anche la nostra vita e la nostra coscienza.
Prendiamo così coscienza di come il dolore offerto con consapevolezza ed accettazione si trasformi progressivamente in purificazione del nostro corpo astrale, che torna così candido e luminoso, mentre i peccati e gli errori di cui ci si è pentiti aprono il cuore ad acquisire nuove facoltà d’amore (rosso, come la rosa che da sempre lo simboleggia), in particolare le capacità di percepire l’amore ricevuto e quello offerto.
Arriveremo pertanto con il tempo a comprendere quali doni preziosi siano, per il Mondo Spirituale, i peccati pentiti dell’uomo ed i suoi dolori offerti con umiltà e coscienza. Offerti non ad un dio assetato di dolore umano, ma quali misteriose forze evolutive e co-creatrici a sostegno dell’azione del Cristo, Principio Ordinatore del nostro sistema evolutivo.
Armando Gariboldi