(da oo 219) Traduzione di Emmelina De Renzis Dornach, 1 dicembre 1922
Le conferenze che ho tenuto qui durante varie settimane avevano essenzialmente il compito di mostrare come l’uomo partecipi per mezzo della sua vita spirituale, a ciò che possiamo chiamare il mondo stellare, e per mezzo della sua vita fisica terrestre partecipi pure all’esistenza terrena e agli eventi terreni. Nel senso della concezione da noi accolta attraverso l’antroposofia dobbiamo attribuire all’uomo quelle forze che risiedono nel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico o formativo, e le forze che risiedono nell’Io e nel suo corpo astrale. Sapete già che ogni volta che egli si trova nello stato di sonno, queste due parti del suo essere si scindono. Volgiamo per un momento lo sguardo verso questo uomo dormiente.
Abbiamo allora da una parte il corpo fisico umano e il corpo eterico o formativo privi di coscienza; ma sono privi di coscienza anche il corpo astrale e l’Io. Possiamo ora domandare: vi è pure un rapporto tra queste due parti incoscienti della natura umana durante lo stato di sonno? Sappiamo già che durante lo stato di veglia, mentre l’ordinaria coscienza dell’uomo odierno si forma, vi è quel rapporto che si palesa per mezzo del pensare, sentire e volere. Dobbiamo rappresentarci che quando l’Io e il corpo astrale si immergono in certo qual modo nel corpo eterico e in quello fisico, da questa comunione divampano appunto il pensare, sentire e volere. Pensare, sentire e volere non esistono dunque nell’uomo dormiente. Ma se consideriamo il corpo fisico terrestre dovremo dire a noi stessi: in questo corpo fisico terrestre sono attive tutte quelle forze che, secondo la nostra osservazione umana, appartengono all’esistenza terrestre. Possiamo pesare questo corpo fisico umano e troveremo che esso ha un peso. Si potrebbe – o per lo meno come ipotesi possiamo rappresentarci che si potrebbe – esaminare come si svolgano in quel corpo i processi delle sostanze.
Si troverebbero in esso dei processi di sostanze che sono la continuazione di quei processi che troviamo fuori nell’esistenza terrestre, e che per mezzo del nutrimento proseguono la loro azione nell’interno dell’uomo. Troviamo nel corpo fisico anche quello che si compie per mezzo del processo respiratorio. Però si trova in certo qual modo attutito o immerso nella profonda oscurità tutto ciò che proviene dall’organizzazione cerebrale dell’uomo, ciò che appartiene al sistema nervoso sensorio. Se poi consideriamo il corpo eterico che pervade quello fisico, non è certo più tanto facile procurarci una spiegazione dell’azione di questo corpo eterico durante lo stato di sonno. Ma chi già è alquanto penetrato in ciò che la Scienza dello Spirito ha da dire sul conto dell’uomo, riconoscerà facilmente che l’uomo dormendo vive pure attraverso il suo corpo eterico nelle condizioni eteriche, nelle forze eteriche dell’ambiente che circonda l’esistenza terrestre. Di guisa che possiamo dire: noi troviamo attivo entro il corpo fisico durante lo stato di sonno, tutto ciò che appartiene all’esistenza terrestre. Troviamo attivo nel corpo eterico tutto ciò che appartiene appunto al mondo eterico che circonda e interpenetra la Terra. Ora l’esame diventa più difficile se noi volgiamo il nostro sguardo – ben inteso lo sguardo animico – su ciò che vi è ormai al di fuori del corpo fisico e di quello eterico, se lo volgiamo verso l’Io e l’entità astrale.
Non è possibile per noi abbandonarci all’idea che questo Io e questo essere astrale dell’uomo abbiano alcunché a che fare con la Terra fisica, abbiano a che fare con ciò che come etere circonda e interpenetra la Terra. (Ciò che ora si verifica durante il sonno ve lo ho già descritto nelle conferenze tenute qui recentemente, oggi vi accennerò da un altro punto di vista). Quello che si svolge nell’entità-Io e nel corpo astrale dell’uomo lo potremo riconoscere soltanto se per mezzo della Scienza dello Spirito penetriamo in ciò che si svolge sulla Terra e attorno alla Terra, al di fuori dell’azione delle forze fisiche e al di fuori dell’azione delle forze eteriche. Volgiamo anzitutto lo sguardo al mondo vegetale. Vediamo ogni anno il mondo vegetale – per lo meno principalmente per quanto non riguarda gli alberi duraturi e simili – spuntare in primavera dalla terra. Lo vediamo acquistare sempre più colori e diventare rigoglioso, lo vediamo poi di nuovo appassire in autunno.
Lo vediamo, in un certo senso, sparire dalla Terra quando questa si ricopre di neve. Questo però è un solo aspetto dello sviluppo del mondo vegetale. L’osservazione fisica ci dice che questo sviluppo del mondo in primavera e il suo appassire in autunno sono in relazione col sole. L’osservazione fisica ci mostra pure come, per esempio, la sostanza colorante verde del mondo vegetale si può formare soltanto sotto l’influenza della luce solare. Quello dunque che si verifica nell’ambito dell’azione fisica, ci si palesa all’osservazione esteriore; essa non ci palesa però ciò che al contempo si svolge spiritualmente col germogliare, il verdeggiare, il fiorire, l’appassire delle piante. Ma proprio come nell’organismo fisico umano si verifica per esempio la circolazione del sangue, 3 così come i processi eterici si manifestano nell’organismo fisico come azione dei canali vascolari, e questo organismo fisico umano è pure permeato dall’animico-spirituale, così anche i processi che si svolgono nel germogliare, verdeggiare, fiorire ed appassire delle piante, e che noi osserviamo come processi fisici, sono ovunque permeati e pervasi da azioni cosmiche spirituali e animiche.
E, come noi vedendo il volto di un uomo, se il suo sguardo si posa su di noi, scorgiamo la sua espressione e forse il rossore della sua faccia, e come pure nella convivenza coi nostri simili non possiamo fare a meno di penetrare col nostro sguardo attraverso l’elemento fisico e quello animico per giungere fino allo spirituale, così pure dobbiamo abituarci a scorgere anche in ciò che si svolge per così dire nella fisionomia, nei variopinti colori del manto vegetale della nostra Terra l’elemento spirituale-animico che vi sta dietro. In quanto vogliamo conoscere solo fisicamente diciamo: il calore solare e la luce solare si manifestano nella pianta, formano i succhi vegetali, formano in essa la clorofilla ecc. Ma se osserviamo tutto ciò con lo sguardo spirituale, se ci comportiamo di fronte a questa fisionomia vegetale della Terra come ci comportiamo abitualmente di fronte alla fisionomia dell’uomo, si rivela allora a noi qualcosa che vorrei esprimere con una ben determinata parola: perché questa parola riproduce effettivamente la realtà che allora si svolge. Il Sole, che non volge veramente la sua luce alla Terra che dal di fuori, non è appunto una semplice palla luminosa di gas, me è essenzialmente qualcosa d’altro.
Esso manda i suoi raggi giù sulla Terra – spande i suoi raggi esteriormente e da ogni luogo, se si guarda il sole si vede l’esteriore dei raggi, essi però hanno una loro interiorità. Se qualcuno potesse penetrare con lo sguardo attraverso la luce solare, se potesse considerare la luce solare solo come una palla esteriore e penetrare con lo sguardo fino all’elemento animico di essa, allora vedrebbe la potenza animica, l’entità animica del Sole. Veramente, con la coscienza umana ordinaria vediamo il Sole allo stesso modo come vedremmo per esempio un uomo fatto di cartapesta. Se costruite una riproduzione di voi stessi in cui soltanto la forma morta è riprodotta, e ve la ponete dianzi, essa è naturalmente qualcosa di diverso dall’uomo che vedete veramente dinanzi a voi.
Nel vero uomo scorgete attraverso la forma esteriore l’elemento animico-spirituale. Il Sole per la coscienza ordinaria umana si presenta da sé stesso veramente come una riproduzione di cartapesta. Noi si penetra con lo sguardo attraverso la sua pelle, che è tessuta di luce. Se però si penetrasse in essa, si vedrebbe l’intero essere spirituale animico del Sole. Questo essere spirituale animico può nella sua manifestazione, arrivare alla nostra coscienza così come la cartapesta fisica del Sole. Dal punto di vista della coscienza fisica io dico: il Sole risplende sulla Terra, splende sulle pietre, sul suolo e da questo viene 4 riverberata la luce che ci permette così di vedere tutto quello che è minerale. I raggi solari penetrano nelle piante, le fanno verdeggiare, le fanno germogliare. Tutto ciò è esteriorità. Se si guarda ora l’essere spirituale animico del Sole, non si può più dire semplicemente: la luce solare risplende sui minerali; la luce solare viene riverberata e così possiamo vedere i minerali; la luce solare o il calore solare penetrano nelle piante ed esse così verdeggiano. Ma invece si deve dire: il Sole – e si allude ora alle innumerevoli entità spirituali che popolano il Sole e che sono l’elemento spirituale-animico di esso – il Sole sogna e i suoi sogni circondano la Terra e formano le piante. Se pensate alla superficie del suolo terrestre, alle piante che spuntano da essa e arrivano a fioritura avrete in ciò l’azione dei raggi solari fisici.
Ma al di sopra di questo vive e vibra il mondo di sogni del Sole: questi sono tutte immaginazioni. E si può dire: quando il manto della neve si discioglie in primavera e il Sole riacquista la sua forza, le immaginazioni del Sole aleggiano, avvolgendo gradualmente la Terra. E queste immaginazioni del Sole sono forze immaginative che vibrano nel mondo vegetale. Dobbiamo dire che questo mondo immaginativo, questa atmosfera immaginativa circonda la Terra ed è soprattutto vivente dalla primavera fino all’autunno, in tutte le contrade della Terra dove appunto vi sono primavera ed autunno; però naturalmente in un determinato modo, dobbiamo anche dire che questo elemento sognante dell’azione solare esiste anche durante il tempo invernale.
Ma nell’inverno, potrei dire, si tratta di sogni ottusi, attutiti, mentre in estate sono sogni formativi mobili. Questo elemento sognante, vedete, è ciò in cui le immaginazioni del Sole si sviluppano, è in questo elemento che vivono e vibrano soprattutto l’Io e il corpo astrale dell’uomo quando si trovano fuori del corpo fisico e del corpo eterico. Da ciò che ho detto rileverete che veramente il significato del sonno in estate è affatto diverso da quello dell’inverno, sebbene la vita umana e la coscienza umana nelle sue attuali condizioni, siano così attutite e paralizzate che non percepiscono affatto queste cose. Nei tempi più antichi dell’evoluzione dell’umanità gli uomini percepivano esattamente la differenza tra il sonno dell’inverno e quello dell’estate. E sapevano anche quale importanza avesse per essi il sonno dell’inverno e quello dell’estate. Gli uomini sapevano in quegli antichi tempi che del sonno dell’estate potevano dire: durante l’estate la Terra è avvolta da pensieri immaginativi; ed essi esprimevano questo pensiero nel seguente modo: gli Dèi superiori discendono durante l’estate e aleggiano attorno alla Terra; durante l’inverno gli Dèi inferiori risalgono dalla Terra e aleggiano intorno alla Terra.
Questo mondo immaginativo che è formato diversamente in inverno che in estate, veniva percepito come vibrazione di Divinità superiori e inferiori. Ma in quegli 5 antichi tempi della civiltà dell’umanità si sapeva che pure l’uomo, con la sua entità-Io e il suo corpo astrale, sta in questo mondo vibrante immaginativo. Il fatto ora descritto dimostra, se lo osserviamo dal punto di vista spirituale-scientifico, in quale rapporto l’uomo si trova con l’Universo extra-terrestre già durante la sua esistenza terrena. In estate, quando è estate in qualche contrada della Terra, l’uomo durante il suo sonno è veramente sempre avvolto da una immaginazione cosmica con contorni ben definiti. Egli perciò durante l’estate è più vicino alla Terra, per così dire, col suo essere spirituale-animico. Durante l’epoca invernale ciò è diverso, i contorni di questa immaginazione si allargano. Durante l’estate si tratta di immaginazioni del tutto chiaramente delineate, di figure di ogni genere entro le quali noi viviamo durante il nostro sonno colla nostra entità-Io e col nostro corpo astrale. Durante l’epoca invernale vi sono attorno alla Terra delle figure rade, non dense, e ne risulta che ogni volta quando comincia l’autunno ciò che vive nel nostro essere-io e nel nostro corpo astrale viene portato fuori nottetempo lontano nel mondo. Durante la calda epoca estiva ciò che vive nel nostro Io e nel nostro corpo astrale, vive maggiormente nell’atmosfera spirituale animica degli uomini. Durante l’epoca invernale ciò che vive nel nostro Io e corpo astrale viene portato fuori nelle distese cosmiche.
Si può già dire, non soltanto figurativamente ma del tutto realmente, che ciò che l’uomo forma in sé animicamente e che può portar fuori fra l’addormentarsi e il risvegliarsi per mezzo del suo Io e corpo astrale dal corpo fisico e eterico, si immagazzina durante l’epoca estiva e durante l’epoca invernale scorre fuori nelle distese del Cosmo. Non possiamo come uomini credere di potersi rinchiudere nell’esistenza terrestre, senza che il resto del mondo sappia niente di noi. Non è così. Si può bensì dire: all’epoca di Giovanni, in estate, l’uomo può dapprima nascondersi dagli spiriti cosmici e potrebbe riuscirgli di avere allora anche dei sentimenti riprovevoli (la fitta rete delle immaginazioni non li lascia passare) ma essi rimangono. E all’epoca natalizia gli Dèi guardano giù sulla Terra, allora si svela tutto ciò che vive nell’essere umano e che esce fuori con suo Io e corpo astrale. E si potrebbe veramente presentare un’immaginazione che corrisponde alla realtà e cioè che nell’inverno si dischiudano le finestre della Terra e gli Angeli e gli Arcangeli osservano come gli uomini sono sulla Terra. Noi sulla Terra, nella civiltà moderna, ci siamo gradualmente abituati ad esprimere in modo vuoto, pedante e privo di poesia ciò che ci è permesso di constatare con la conoscenza. Gli esseri superiori rimangono sempre poeti, e perciò non si esprime mai giustamente la loro natura se la si descrive con parole fisiche vuote, occorre ricorrere appunto a parole del genere di quelle di 6 cui mi sono servito. A Natale si aprono le finestre della Terra e gli Angeli e gli Arcangeli guardano da queste finestre ciò che gli uomini hanno operato durante l’intero anno. Gli esseri delle Gerarchie superiori, anche quando pensano sono poeti e artisti. La logica, come abitualmente la vogliamo sviluppare, non è che un risultato della gravità terrestre.
Non intendo però dire con questo che essa non sia per la Terra di somma utilità. Quello dunque che vive nell’uomo nel suo contegno, nella sua indole, è l’essenziale per queste entità superiori. Ciò che i professori escogitano non interessa agli Angeli che guardano dentro dalle finestre del Natale: essi non vi fermano lo sguardo. Dei pensieri essi dapprima non si interessano molto. Ciò che si svolge nei sentimenti, nell’indole degli uomini, tutto ciò è in connessione col corso annuo del Sole nei riguardi del suo valore cosmico. Dunque durante l’epoca invernale, non riesce specialmente palese ai mondi divini spirituali la stupidità o l’intelligenza degli uomini sulla Terra, ma riesce palese soltanto la bontà o la cattiveria di essi, il loro buon cuore o il loro egoismo. Questo è ciò che viene comunicato ai mondi cosmici per mezzo dell’orientamento del corso dell’anno. Ciò che pensiamo, così si potrebbe credere, rimane colla Terra, perché appunto ho detto che gli Angeli e gli Arcangeli non se ne curano quando guardano dentro dalle finestre natalizie. Ma non se ne curano perché, se pur devo ora esprimermi un poco aridamente, essi accolgono le monete di maggior valore coniate dall’essere spirituale animico dell’uomo. E queste importanti monete vengono appunto coniate dall’indole, dal sentimento, da ciò che l’uomo vale per virtù del contenuto dei suoi sentimenti, dei suoi affetti. I pensieri sono per il Cosmo la moneta spicciola, e questa moneta spicciola viene spiata ogni notte da spiriti inferiori. Dunque ogni notte degli esseri elementari più vicini e di grado inferiore che circondano la Terra, spiano dalla periferia della Terra gli uomini, tanto gli sciocchi quanto gli intelligenti; il corso giornaliero del Sole vi è per comunicare al Cosmo il valore dei nostri pensieri, fin dove i pensieri arrivano, essi appartengono soltanto alla periferia della Terra.
Il corso annuale del Sole vi è per portar fuori i nostri affetti, la nostra entità senziente nei mondi cosmici. La nostra natura volitiva non può essere portata fuori in questo modo nel Cosmo perché, vedete, il corso del giorno è strettamente regolato, si svolge in 24 ore; il corso annuale del Sole è strettamente regolato. La stretta regola del giorno la osserviamo nell’ordine severo e logico dei nostri pensieri. La regola del corso dell’anno la osserviamo nella ripercussione della sua azione nella nostra indole, in quanto vi sono certi sentimenti che dicono a ogni azione che l’uomo compie: questo è buono, o secondo i casi questo è cattivo. Ma nell’uomo vive anche la volontà. La volontà è veramente connessa col sentimento e il sentimento non può fare a meno di dire 7 a certe azioni: queste sono moralmente buone e ad altre: queste non sono moralmente buone! Ma la volontà può compiere il moralmente buono e può compiere anche il moralmente non buono. In questo vediamo che non vi è una regola severa. Il rapporto della nostra volontà con il nostro essere umano non è severamente regolato, lo sono il pensiero e i sentimenti. Non possiamo chiamare buona un’azione cattiva, né chiamare cattiva un’azione buona; non possiamo neppure chiamare illogico un pensiero logico, né chiamare logico un pensiero illogico. Questo deriva dal fatto che il pensiero sta sotto l’influenza dell’azione diurna del Sole. Il sentimento sta invece sotto l’influenza dell’azione del corso annuale del Sole. La volontà invece è abbandonata all’uomo. E ora l’uomo potrebbe dire: veramente tutt’al più mi potrebbe succedere che i miei pensieri illogici vengano portati ogni notte fuori nel Cosmo e vi producano danno, ma che me ne importa? Io non sono qui per portare ordine nel Cosmo.
Qui sulla Terra dove l’uomo vive nell’illusione, egli potrebbe in date circostanze dire a quel modo, ma fra la morte e una nuova nascita egli stesso si trova nei mondi dove può aver recato danno per mezzo dei suoi cattivi pensieri, ed egli deve sopportare tutto questo danno. Ugualmente egli stesso si trova, tra morte e nuova nascita, in quei mondi in cui sono fluite le sue disposizioni sentimentali e affettive. Ma anche ora egli potrebbe dire sulla Terra: ebbene è nel Cosmo che evapora ciò che vive nei miei sentimenti ma io rimetto agli Dèi ciò che per mezzo mio può essere stato danneggiato. Ma la volontà non è regolata sulla Terra. L’uomo materialistico che attribuisce alla vita umana soltanto il tempo che scorre tra nascita e morte, non può in nessun modo arrivare all’idea che la sua volontà abbia un significato cosmico.
Egli non arriva neppure all’idea che i suoi pensieri e i suoi sentimenti abbiano un’importanza cosmica. Ma perfino colui il quale sa che i suoi pensieri nel corso del giorno e i suoi sentimenti nel corso dell’anno solare hanno un’importanza cosmica, e vede svolgersi ciò che viene operato sulla Terra per mezzo della buona o cattiva volontà dell’uomo, dovrà però ricorrere all’elemento cosmico e avvicinarsi alla natura stessa dell’uomo per poter scorgere ciò che agisce nella volontà umana, ciò che esce nel Cosmo. Quello cioè che agisce nella volontà umana deve dall’uomo stesso essere portato fuori nel Cosmo, e lo trasporta difatti quando varca la soglia della morte. Per questo non vi sono corsi del giorno né dell’anno, ma vi è la porta della morte attraverso la quale l’uomo trasporta ciò che egli ha operato in fatto di bene o di male qui sulla Terra. Questo, vedete, è un rapporto peculiare dell’uomo col Cosmo nei riguardi del suo elemento animico. Noi diciamo dei nostri pensieri: abbiamo i pensieri ma essi non dipendono dalla nostra volontà, dobbiamo dirigerci secondo le leggi del mondo quando pensiamo, altrimenti entreremmo in conflitto con tutto ciò che succede nel 8 mondo.
Quando sto dinanzi a un bambino piccolo e penso: questo è un vecchio, avrò forse soddisfatto la mia volontà rispetto al pensare, ma non rimango conforme al mondo col mio pensiero. Con i nostri pensieri non siamo dunque indipendenti e lo siamo così poco, che essi vengono subito trasportati fuori nel Cosmo col corso diurno del Sole. Anche con i nostri sentimenti non siamo indipendenti, essi vengono trasportati fuori dal corso dell’anno. Dunque già durante l’esistenza terrena ciò che è nella nostra testa come pensiero e nel nostro petto come sentimento vive non solo in noi, ma vive con noi un’esistenza cosmica. Soltanto ciò che vive nella nostra volontà viene da noi conservato fino alla nostra morte, e dopo deposto il corpo, quando non abbiamo più a che fare con le forze terrestri, lo portiamo fuori con noi attraverso la soglia della morte. Ora l’uomo varca la soglia della morte, caricato del risultato della sua attività volitiva. Come qui attorno a sé ciò che vive nei minerali, nelle piante, negli animali e nell’uomo fisico, ciò che vive nelle nuvole, nei fiumi, nelle montagne, nelle stelle (per quel tanto che esse sono esteriormente visibili per mezzo della luce), come egli ha tutto ciò attorno a sé durante la sua esistenza fra la nascita e la morte, così pure egli ha un mondo attorno a sé quando ha deposto il corpo fisico e il corpo eterico e ha varcato la soglia della morte. Egli ha attorno a sé appunto quel mondo in cui i suoi pensieri sono penetrati tutte le notti, in cui i suoi sentimenti sono penetrati nel corso di ogni anno: “questo tu hai pensato; questo tu hai sentito. E ora a lui sembra come se le entità delle gerarchie superiori gli venissero incontro con i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Ora risplende dinanzi all’uomo la sua intelligenza, la sua disposizione affettiva. Così come per l’esistenza terrestre il Sole risplende dal mattino fino alla sera, come esso tramonta e vi è la notte, così dopo varcata la soglia della morte, le nostre sentenze saggie ci irradiano come il giorno, ma la luce spirituale si oscura per il cumulo delle nostre sciocchezze e diventa notte.
Ciò che qui sulla Terra è giorno e notte, è attorno a noi dopo che abbiamo varcato la soglia della morte come risultato della nostra saggezza e delle nostre sciocchezze. E ciò che qui su questo globo terrestre l’uomo sperimenta come primavera ed estate, autunno e inverno nel corso dell’anno, come modificazione delle condizioni termiche, modificazioni dell’abituale sensazione, egli lo sperimenta dopo varcata la soglia della morte come una specie di rotazione, però essa dura a lungo. Egli sperimenta ciò che riscalda, ciò che promuove la vita, vale a dire che la sua personalità spirituale promuove i suoi buoni sentimenti, la sua simpatia per il bene; dopo che egli ha varcata la soglia della morte egli sperimenta poi freddolosa la propria simpatia per il male, con ciò che è immorale. Così come viviamo qui sulla Terra attraverso il calore dell’estate e il freddo 9 dell’inverno, così pure viviamo dopo la morte, riscaldati dai nostri sentimenti buoni, raffreddati da quelli cattivi e portiamo con noi attraverso il corso di questi anni spirituali e di questi giorni spirituali i risultati della nostra volontà. Dopo varcata la soglia della morte noi siamo anzitutto il risultato della nostra esistenza morale sulla Terra e abbiamo attorno a noi un ambiente compenetrato dalle nostre sciocchezze e dalla nostra saggezza, dalle nostre simpatie e antipatie per il bene.
Di guisa che possiamo dire: come qui sulla Terra abbiamo attorno a noi l’aria estiva che promuove la vita e come abbiamo l’aria invernale gelida attorno a noi, così dopo la morte abbiamo un’atmosfera spirituale-animica che è calda e giovevole alla vita in quanto è preparata dai nostri buoni sentimenti, e abbiamo un’atmosfera gelida intorno a noi preparata dai nostri sentimenti cattivi. Qui sulla Terra il calore estivo e invernale è a tutti comune (per lo meno in determinate regioni). Nel tempo dopo la morte ognuno ha la sua propria atmosfera da lui stesso creata. E queste sono appunto le esperienze importanti dopo la morte, che mentre uno gela, l’altro invece si trova in un calore propizio per la vita. Queste sono le esperienze che si possono avere dopo la morte. Spetta principalmente a quelle esperienze che vengono attraversate nel mondo delle anime (come ho descritto nel mio libro Teosofia) che quegli uomini che hanno sviluppato cattivi sentimenti qui sulla Terra debbano attraversare le loro esperienze cattive davanti a coloro che hanno sviluppato sentimenti buoni. Si può già dire: ciò che dapprima rimane nascosto nell’interiorità dell’uomo si palesa quando l’uomo ha varcato la soglia della morte.
E il sonno acquista ora anche un’impronta cosmica. Anche l’esistenza durante l’inverno acquista un’importanza cosmica. Noi dormiamo ogni notte per poterci preparare la luce in cui dobbiamo vivere dopo la morte. Attraversiamo le esperienze invernali perché ci si possa preparare le condizioni termiche di genere spirituale-animico in cui penetriamo dopo la morte. E in ciò che, in certo qual modo, prepariamo noi stessi come atmosfera spirituale, portiamo l’azione delle nostre opere. Qui sulla Terra viviamo per mezzo del nostro corpo fisico come esseri con gravità terrestre, viviamo per mezzo del nostro respiro nell’ambiente aereo e vediamo al di fuori le stelle. Quando siamo passati per la soglia della morte nel mondo spirituale animico, ci siamo allontanati dalla Terra, siamo in certo qual modo al di fuori delle stelle, vediamo le stelle da dietro, volgiamo indietro lo sguardo al mondo stellare.
Noi non poggiamo sul suolo della Terra, noi esistiamo nei pensieri cosmici e nelle forze cosmiche. Noi viviamo nell’atmosfera che noi stessi ci siamo preparati spiritualmente e animicamente, come ho già descritto. Guardiamo indietro alle stelle, non le vediamo risplendere ma vediamo le 10 Gerarchie, gli esseri spirituali di cui le stelle fisiche sono soltanto l’immagine. Così l’uomo sempre più può imparare qui sulla Terra quale sarà la sua vita dopo varcata la soglia della morte. Vi sono uomini che dicono: a che mi serve sapere tutto questo? Lo vedrò bene dopo la morte. Ma questo è a un dipresso come se l’uomo mettesse in dubbio il valore della luce della sua vista; perché l’uomo nel corso dell’evoluzione terrestre penetra sempre più in una vita in cui deve familiarizzarsi con quanto ho descritto riguardo alla vita dopo la morte, acquistandone la comprensione, afferrandola col pensiero fin da ora sulla Terra. Chiuderci alla conoscenza dei Mondi Spirituali sulla Terra significa accecarci spiritualmente e animicamente per la vita dopo la morte.
E si penetra come uno storpio nel mondo spirituale quando si varca la soglia della morte, se si rifiuta in questo mondo di sapere alcunché del Mondo Spirituale, perché l’umanità si evolve verso la libertà. Questo è ciò che dovrebbe riuscire sempre più chiaro agli uomini e per cui dovrebbero rendersi conto della necessità della conoscenza del Mondo Spirituale.